Lamborghini Huracan Spider

Due posti dalla linea mozzafiato, la Lamborghini Huracán va fortissimo anche in pista, senza però mettere in soggezione chi guida.
La Lamborghini Huracán LP 610-4 raccoglie un’eredità pesante: quella della Gallardo, la “Lambo” più venduta di sempre, con i suoi 14.022 esemplari consegnati dal 2003 a oggi. I concetti fondamentali non cambiano: anche la Huracán è una coupé a due posti ad altissime prestazioni, spinta da un motore a dieci cilindri a V in posizione longitudinale posteriore (da cui la sigla LP). In realtà, il passo avanti è di quelli epocali, e i due modelli hanno ben poco in comune. A cominciare dalla carrozzeria: gli stilisti (l’auto è stata disegnata dal centro stile Lamborghini, diretto da Filippo Perini) sono riusciti nel difficile compito di realizzare un’auto dalla grinta mozzafiato, ma anche ben proporzionata (tanto da sembrare più piccola dei suoi 446 cm di lunghezza), elegante ed efficiente aerodinamicamente: rispetto alla Gallardo, la forza dell’aria che in velocità spinge verso il suolo la Lamborghini Huracán (aumentando l’aderenza) è cresciuta del 50%. Particolarmente “pulita” è la fiancata, mentre il frontale (con i piccoli fari e le grosse prese d’aria) e la coda mostrano una cattiveria più spiccata. Insomma, la Huracán ci è piaciuta, ma non siamo certo i soli: basti dire che già 1.500 appassionati in grado di spendere i 201.000 euro necessari per portarla a casa ne hanno ordinata una “a scatola chiusa”. I primi esemplari saranno consegnati a partire dal prossimo giugno e la linea di produzione potrà sfornare (una volta a pieno regime) 13 vetture al giorno.

Lo spazio per il guidatore e il passeggero è più che buono, i sedili sostengono bene il corpo e non si è costretti a viaggiare con le gambe troppo orizzontali; insomma, i viaggi con la Lamborghini Huracán non sono un problema, a patto di non dover portare molti bagagli.

Tutti gli interni sono “giocati” sul motivo estetico dell’esagono. Hanno questa forma, tra l’altro, le quattro bocchette del “clima” che costituiscono il principale motivo decorativo della sottile plancia. Interessante il cruscotto: è uno schermo ad alta definizione di 12,3” che si può configurare a piacere, mettendo in evidenza il contagiri, il tachimetro o le mappe del navigatore.

Il cruscotto è affiancato, nella consolle, da un altro piccolo schermo digitale che include le indicazioni (a lancetta) del termometro e della pressione dell’olio motore, e dello stato di carica della batteria. Più sotto, troviamo una serie di tasti a levetta (inclusi quelli, scomodi, degli alzavetro), i comandi del “clima” e della radio e il tasto per avviare il V10, protetto da un coperchio rosso. Subito dietro, c’è la levetta esagonale per inserire la “retro”; per innestare la marcia avanti, invece, basta tirare l’ampia paletta destra del cambio posta dietro il volante. Le “frecce”, i tergicristalli e il lampeggio dei fari si azionano tramite piccoli tasti nelle razze orizzontali del volante: occorre farci l’abitudine, e comunque hanno un aspetto molto economico, che contrasta con i materiali che rivestono il resto dell’abitacolo: Alcantara, pelle e plastiche di buona qualità.

La razza verticale del volante ospita invece il cursore del sistema Anima (Adaptive Network Intelligent Management), tramite il quale il guidatore può selezionare una delle tre modalità di guida: Strada, Sport e Corsa. Cambiano così la risposta del motore, del cambio, dello sterzo, delle sospensioni e degli aiuti elettronici, oltre alla ripartizione della potenza fra i due assi.


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